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I Saturnali a Roma: frenesia, banchetti, schiavi e regali. Somiglianze con Natale e Capodanno (2)

Tempio di Saturno a Roma, alle pendici del Campidoglio. Click for attribution

English original

I Saturnali al tempo di Nerone

Roma, 17 dicembre, 62 dopo Cristo. Nerone è a capo dell’impero romano. Il filosofo Seneca scrive una lettera (n. 18) all’amico Lucilio:

December est mensis
(E’ il mese di dicembre)
cum maxime civitas sudat.
(quando la vita è più intensa che mai in città.)
Ius luxuriae publice datum est;
(Il diritto all’eccesso è stato ufficialmente proclamato;)
ingenti apparatu sonant omnia […]
(ogni angolo risuona dei chiassosi preparativi  […])

L’inizio della festa più amata a Roma e nel resto dell’impero, i Saturnalia, è stato ufficialmente proclamato. L’eccitazione cresce ovunque.

Il filosofo, tranquillamente seduto nel suo elegante tablinum, riflette su ciò che lui e il suo amico dovrebbero fare, se cioè partecipare o meno alla gioia dei banchetti.

Si te hic haberetur,
(Se ti avessi qui)
libenter tecum conferrem quid estimare esse faciendum […]
(sarei felice di consultarti su ciò che sia opportuno fare […])
utrum nihil ex cotidiana consuetudine movendum,
(se lasciare immutate le nostre quotidiane abitudini,)
an, ne dissidere videremur cum publicis moribus,
(o, per non sembrare fuori sintonia con i costumi della gente,)
et hilarius cenandum et exuendam togam
(se anche noi dobbiamo banchettare allegramente e toglierci la toga)

Banchetto in un affresco a Pompei

Modalità del rito

Il sacrificio ufficiale – che si celebra nel tempio di Saturno, sul lato occidentale del foro – è probabilmente terminato. Sarà seguito a breve da un banchetto nello stesso tempio durante il quale i partecipanti grideranno il saluto augurale: Io Saturnalia! (che ricorda i nostri brindisi di Capodanno) e dove la celebrazione presto si trasformerà in una festa accesa e caotica.

Una (vaga) idea della cerimonia può esserci fornita da un testo rituale scritto da un neo-pagano ricostruzionista, Apollonius Sophistes [vedi il sito Biblioteca Arcana].

L’obiettivo di Apollonius è quello di far rivivere il rito nella vita reale.

ψ

Mario: “Celebrare il rito oggi?? Ma è fuori di testa questa gente?”

Extropian: “Forse, anche se cercare di rivivere forme di paganesimo con un minimo di accuratezza storica è sempre meglio dei pastrocchi alla Wicca. Il che, in un caso o nell’altro, non fa per me”.

Dettaglio dalle ‘Rose di Eliogabalo’ del vittoriano Lawrence Alma Tadema (1836-1912). Click to zoom in and enter Tadema’s vision of Roman Antiquity

Banchetti nelle case e doni

L’euforia pervade la città. I banchetti nelle abitazioni private saranno sregolati, come succede ogni anno. Ci si appresta agli ultimi ritocchi a piatti elaborati, biscotti, doni, alla disposizione di candele (cerei) che simboleggiano la rinascita del sole; si preparano pupazzi di pasta (sigillaria) e si finisce di organizzare spettacoli, danze e musiche, tra cui una scelta di canti non di rado scurrili ed altri di tono più elevato, spirituale.

Brevi testi, proprio come i bigliettini dei nostri regali, accompagnano i doni. Il poeta Marziale, che ne ha composti diversi nei suoi epigrammi, ci dà informazioni sul tipo di regali scambiati:

“Tavolette per scrivere, dadi, aliossi [un gioco con ossicini ormai in disuso, ndr], salvadanai, pettini, stuzzicadenti, cappelli, coltelli da caccia, scuri, lampade di vario genere, biglie, profumi, pipe, maiali, salsicce, pappagalli, tavoli, tazze, cucchiai, capi di abbigliamento, statue, maschere, libri, animali domestici”.
[elenco tratto dalla Wiki inglese]

Licenza degli schiavi,
vesti e formulazione di desideri

Agli schiavi sarà permesso ogni tipo di licenza (o quasi). Un maestro della festa o ‘re del disordine’ impersonerà il gioviale Saturno con la barba che, scelto a sorte nelle case, orchestrerà il divertimento (personaggio simile al nostro Babbo Natale).

[Un Lord of Misrule è figura comune del Natale britannico nel medioevo, con ruolo quasi identico, così come il Pape des Sots o des Fous in Francia]

Scrive lo storico americano Gordon J. Laing (Survivals of Roman Religion):

Gli schiavi dei Saturnali romani erano “autorizzati a trattare i loro padroni come fossero loro pari. Spesso infatti padroni e schiavi si scambiavano i ruoli e questi ultimi venivano serviti dai primi […] Un ‘re’ scelto a sorte ordinava a un ‘suddito’ di ballare, a un altro di cantare, a un altro ancora di portare sulle spalle una flautista e così via. Con tale gioco i romani ridicolizzavano la regalità”.

L’assiro Luciano di Samosata scrive nei suoi Saturnalia (un dialogo satirico del II secolo d.C. che si svolge tra KronosSaturno e il suo sacerdote)

“Durante la mia settimana [è Crono che parla, ndr] la serietà è bandita; ogni commercio e attività sono proibite. Il bere, il chiasso, i giochi e i dadi, la scelta dei re e la gioia degli schiavi che cantano nudi, il battito frenetico delle mani e i visi con la bocca tappata che vengono tuffati nell’acqua gelida: sono queste le funzioni a cui presiedo […] questo il periodo di festa, quando è lecito ubriacarsi e gli schiavi hanno licenza di insultare i loro padroni”.

Come alla vigilia del moderno Capodanno, è il momento di esprimere i desideri per l’anno a venire. Dice Crono al suo sacerdote:

Crono: “Volgi il pensiero a ciò che mi vuoi chiedere […] farò del mio meglio per non deluderti”.

Sacerdote:
“Nessuna originalità in proposito. Le solite cose, per favore: ricchezza, abbondanza d’oro, proprietà di terre, folle di servi, gaie e morbide vesti, argento, avorio, in realtà tutto ciò che è di un qualche valore. O migliore dei Croni, dammi un po’ di queste cose!”.

I Sansculottes della rivoluzione francese con i ‘berretti della libertà’, tipici degli ex schiavi o liberti. Essi erano copricapo comune nei Saturnali come simbolo d’uguaglianza

Come si vestiva la gente? In modi che suggerivano l’uguaglianza sociale. Seneca aveva infatti accennato al fatto di togliersi la toga, indumento solenne e d’alto ceto. Le gente ai banchetti indossava infatti la synthesis, un semplice vestito da cena, e il pileus, il berretto conico dei liberti, un cappello di feltro aderente simile al cappello frigio che non a caso in epoche successive diverrà l’icona della libertà nelle rivoluzioni francese e americana [il bonnet rouge dei sanculotti: vedi l’immagine sopra].

[per ulteriori informazioni (in inglese) sui Saturnalia: Lacus Curtius; un bell’articolo di Mary Beard e la ricca voce Saturnalia della Wikipedia inglese]

Intellettuali in conflitto

Di fronte a tanta frenesia lo stoico Seneca propende per la via intermedia (notate l’accenno alla folla ‘pilleata’, che indossa cioè i ‘pilei’):

Si te bene novi,
(Se ben ti conosco)
nec per omnia nos similes esse pilleatae turbae voluisses
(avresti desiderato che non fossimo né simili alla folla imberrettata)
nec per omnia dissimiles;
(né del tutto dissimili;)
licet enim sine luxuria agere festum diem
(è opportuno infatti partecipare alla festa senza eccessi.)

E’ comprensibile. L’intellettuale tende a comportarsi diversamente dall’uomo della strada, ed è spesso (ma non sempre) infastidito e un po’ blasé di fronte al trambusto della gente comune.

Durante le feste di dicembre che si svolgono a casa sua “Plinio il giovane – scrive Mary Beard nell’articolo citato – si rifugia altezzosamente nell’attico per continuare a lavorare (non vuole rovinare il divertimento dei servi – ma, forse ancor più, non vuole esporsi ai loro giochi ruvidi)”.

Catullo in visita da Lesbia. Laurence Alma Tadema (1836-1912)

Il poeta Catullo invece adora i Saturnali (“il periodo più bello”) così come il poeta Stazio, che alla fine del I secolo d.C. esclama:

“Quanti anni ancora durerà questa festa! Mai il tempo cancellerà un così santo giorno! Finché esisteranno le colline del Lazio e il padre Tevere, finché la tua Roma rimarrà in piedi, e il Campidoglio, che hai restituito al mondo, i Saturnalia vivranno”.

[Silvae, I.6.98 e sgg.]

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E infatti i Saturnali per molti aspetti sopravviveranno, come abbiamo visto e forse ancora vedremo.

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Prima parte sui Saturnalia:

Sopravvivenza dei Saturnalia dell’antica Roma nel Natale, Capodanno e Carnevale (1)

Sopravvivenza dei Saturnalia dell’antica Roma nel Natale, Capodanno e Carnevale (1)

English original

Cerchiamo di capire come i Saturnalia (la festa più popolare della Roma antica e la più diffusa in tutto l’impero romano) possano essere sopravvissuti fino a noi. Qui sotto vediamo una statua del dio Saturno, a cui la festa era dedicata.

Il dio Saturno. Museo nazionale del Bardo a Tunisi

Saturno e l’età dell’oro

Saturno, dio romano dell’agricoltura e divinità assai antica secondo le fonti, aveva (ed ha) il proprio tempio ai piedi del Campidoglio, nel Foro Romano. L’edificio ospitava una statua del dio con in mano una falce. La statua, di legno e successivamente d’avorio, aveva i piedi incatenati da fili e trecce di lana, che venivano slegati soltanto durante i Saturnali, cioè dal 17 dicembre in poi.

Il tempio venne ricostruito tre volte e le otto colonne che vediamo oggi nel foro (cfr. l’immagine qui sotto) sono ciò che rimane dell’ultimo rifacimento.

Non è un caso, credo, che il tempio ospitasse anche quanto di più prezioso vi fosse a Roma, cioè il tesoro della città o aerarium (monete, lingotti ecc.). Perché?

Perché nella mente dell’antico romano medio il dio Saturno – che, sconfitto da Giove suo figlio, trovò rifugio in Campidoglio – aveva portato nel Lazio la mitica Età dell’Oro (Aurea Aetas), un’era felice in cui gli uomini erano uguali, le leggi non necessarie, la primavera perenne e la terra spontaneamente prodiga di grano biondo e fiumi di latte e nettare che scorrevano meravigliosamente.

Il tempio di Saturno nella parte occidentale del Foro Romano. Solo il portico frontale con le sue 8 colonne è ciò che resta. Click for attribution and to zoom in.

Parole da un lontano passato

Ma ascoltiamo la descrizione dell’età dell’oro direttamente dalle parole suggestive di un antico romano, Ovidio (Metamorfosi, I, 89 e sgg.):

aurea prima est aetas
(prima viene l’età dell’oro)
sponte sua sine lege fidem rectumque colebat
(che alimentava spontaneamente, senza bisogno di leggi, verità e bontà)
nec supplex turba timebat iudicis ora suis, sed erant sine vindice tuti
(non vi era folla di supplici che temesse il volto del giudice: si viveva in sicurezza senza bisogno di protezione)
mollia peragebant otia gentes
(in molle pace la gente conduceva l’esistenza)
ver erat aeternum
(la primavera era eterna)
per se dabat omnia tellus … fruges inarata ferebat
(e la terra spontaneamente dava tutto … il frumento, non arato, cresceva)
flumina iam lactis, iam flumina nectaris ibant
(qui fiumi di latte scorrevano, lì torrenti di nettare)


Rievocazione di un’età senza legge

Ora è chiaro che i Saturnali erano una sorta di rievocazione di tale primordiale età senza legge in cui gli uomini vivevano in eguaglianza e abbondanza di tutto.

Durante i Saturnali i ricchi doni della terra erano celebrati con feste e banchetti in cui ai celebranti, riscaldati dal vino, era lecito trans-gredire (letteralmente, ‘andare oltre’, da trans + gradior) fino a stati superiori (o inferiori) della mente che potevano comportare esaltazione, spiritualità, atti esoterici, scherzi villani, giochi d’azzardo, promiscuità, scambi di doni, e in cui agli schiavi era concessa la più ampia licenza in ricordo di un’età in cui vigeva la parità tra gli uomini. Tali cerimonie collettive (come anche i riti di Dioniso noti a Roma come Baccanali) erano spesso indicate con il termine greco ὄργια o con quello romano di orgia.

[Da notare che i termini antichi solo vagamente si ricollegano al termine moderno ‘orgia’, fosse solo per il fatto che avevano significato religioso]

A differenza del culto di Saturno, quasi sconosciuto al di fuori del Lazio, i Saturnalia divennero la festa più diffusa in tutte le province dell’impero, amata da gente di ogni condizione sociale, finché essa non venne abolita dal Cristianesimo.

I cristiani in realtà non poterono eliminare del tutto i Saturnalia e così la festa fu assorbita nel Natale [vedi dopo]. Questa festa pagana sopravvisse in forme mascherate in Italia, Inghilterra, Germania, Francia, ecc.

Cerchiamo di capire meglio. Alcuni aspetti dei Saturnalia possono infatti apparire incomprensibili ai moderni.

Anche il Carnevale significava il rovesciamento dell'ordine e un passaggio dall'inverno alla primavera

Cicli e riti di passaggio

I Saturnalia appartenevano a quei riti tipici delle culture agricole più antiche di tutto il mondo.

Tali culture avevano una visione ciclica, cataclismatica – e non lineare – del tempo.

Scrive Chiara O. Tommasi Moreschini:

Siamo di fronte a “una nozione di ‘cosmo’ costituito da cicli, nati dal caos e al caos destinati a ritornare mediante una ‘catastrofe’ o ‘grande dissoluzione’, unitamente alla sete di rigenerazione e rinnovamento implicite nel compiersi dei rituali orgiastici, le cui forme aberranti rappresentano una degradazione di questa idea del ritmo dell’universo. Giacché ad un livello cosmologico l’orgia rappresenta il caos, ossia la scomparsa di limiti o barriere e la fusione in una unità, il desiderio di abolire il tempo è particolarmente evidente nelle orge che avvengono, in varie forme, durante le feste del nuovo anno, considerato il dramma stagionale per eccellenza. Insieme alle altre caratteristiche di eventi analoghi, il ritorno simbolico del caos primigenio indica l’abolizione del tempo profano in modo che si compia la dissoluzione del mondo ed il ripristino del momento mitico in cui inizio e fine coincidono. È questo il motivo per cui tali feste sono costantemente caratterizzate da un tentativo di abolire ordine e consuetudini, dando libero corso alla licenza, violando le regole e sospendendo le leggi, con possibili ribaltamenti delle condizioni sociali, e, in altre parole, convergenza degli opposti”.

L’universo, la storia si ripetevano dunque in un eterno ritorno ad epoche mitiche in modo che la fine di un ciclo (solare, annuale, lunare o stagionale) generava un nuovo inizio; così che la dissoluzione coincidesse con la rigenerazione, il caos, l’arbitrarietà e la trans-gressione si tramutassero in un nuovo ordine in cui la gente si sentiva rigenerata e disposta a tornare alla norma.

Il sole sorge all'orizzonte

Tali momenti di passaggio venivano celebrati in festività in cui la promiscuità era un modo per ottenere la fertilità.

“L’antichità classica – nota ancora Chiara O. Tommasi Moreschini – ricorda varie feste durante le quali ciò che di norma era proibito era invece tollerato: i Sacaea a Babilonia o nella regione del Ponto, che erano celebrati in estate in onore della dea Ishtar o Anaitis e che comprendevano, tra l’altro, un re travestito da servo; lo Zagmuk, o festa delle ‘sorti’, che si celebrava in Mesopotamia all’inizio dell’anno ed annoverava licenza in materia sessuale, oltre alla detronizzazione simbolica del re; i Kronia in Grecia [ad Atene e in Attica, MoR] ed i Saturnalia a Roma [il romano Saturno e il greco Kronos vennero identificati dai Romani, MoR]; ma altresì feste femminili come le Tesmoforie o la celebrazione romana della Bona Dea [di cui una descrizione, in questo blog, è nel post Sex and the city (de Roma) 2, MoR], che offrivano alle donne l’opportunità di indulgere a modo loro in certi eccessi”.

Tracce nella mente dei moderni

Ora è probabile che questo passato spirituale (assieme al perdurante effetto dei mutamenti naturali) abbia lasciato / lasci profonde tracce anche nelle menti contemporanee. Continuiamo ad avvertire questo fine-inizio di qualcosa durante il periodo di Natale / Capodanno; l’effetto ci colpisce nel profondo, e ci agita anche, come una specie di sisma che ci investe. E, allo stesso tempo, sentiamo la dolcezza della famiglia e le sensazioni religiose cristiane.

Il che ci porta alla nascita di Cristo.

I Saturnali, la nascita del Dio Sole e Cristo

Disco dedicato a Sol Invictus (Sole Invitto). Argento, opera romana del III sec. d.C. Da Pessinus, Asia Minore. British Museum. Click for attribution

Data la popolarità dei Saturnalia i fondatori del cristianesimo, desiderando conquistare i pagani alla nuova fede, assorbirono i Saturnalia nelle celebrazioni della nascita di Cristo.

I Saturnalia iniziavano il 17 dicembre e si concludevano il 25 dicembre, il giorno del solstizio d’inverno secondo il vecchio calendario giuliano istituito da Giulio Cesare (è il nostro 21 dicembre secondo l’attuale calendario gregoriano).

Ebbene, quando nacque Cristo? Nessuno lo sapeva esattamente, anche se alcuni passaggi biblici fanno pensare alla primavera.

Fu Papa Giulio I che nel 350 d.C. scelse il 25 dicembre (corrispondente al nostro 21 dicembre, dunque il solstizio d’inverno), il che si rivelò una saggia decisione non solo per la data della fine dei Saturnalia, ma anche perché in quello stesso giorno, il 25, si celebrava da secoli la nascita di Mitra / Sol Invictus, il dio solare (e infatti il solstizio d’inverno altro non era che la morte / rinascita del sole).

E, va detto, il dio del sole in tutte le sue forme era molto amato. Prima di essere gradualmente sostituito dal Dio cristiano, il Sol Invictus era il culto ufficiale del tardo impero romano.

Capitoline She-Wolf. Rome, Musei Capitolini. Public domain

Extropian: “Secondo Tom Harpur (The Pagan Christ) pochi cristiani si rendono conto oggi che ancora nel V secolo d.C. [quindi ben quattro secoli dopo la nascita di Cristo!] Papa Leone Magno dovette ordinare ai fedeli di smetterla di adorare il sole”.

Mario: “Ho letto qualcosa in un forum americano: questa “diceria che i Saturnalia spesso degeneravano in una grande festa con orge e alcol … è ironico che noi cristiani utilizziamo questa giornata per celebrare la nascita del nostro Salvatore venuto su questa terra proprio per salvarci da tali peccati “.

MoR: “Be’, come detto prima, avvertiamo tutti come uno strano conflitto durante queste feste: combattuti tra religiosità e divertimento, eccesso e buona volontà, sentimenti della famiglia e consumismo pagano”.

MoR: “Un conflitto, forse, generato da quel compromesso antico (dare forma cristiana a feste pagane), conflitto che probabilmente era assente ai tempi dei Saturnalia, quando trans-gressione (l’andar oltre, l’eccesso) e religione non erano sempre separate come lo sono oggi. Al contrario, esse a volte coincidevano. τὰ ὄργια (o orgiae) era caratteristica dei culti misterici, intrisi di altissima spiritualità ed etica. Una cosa impensabile oggi, dopo quasi due millenni di Cristianesimo”.

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Nel prossimo articolo vedremo meglio come si svolgevano i Saturnalia.

Roman Saturnalia. Frenzy, Banquets, Slaves and Gifts (2)

Man of Roma

Saturnalian Days in Nero’s Time

Rome, 62 AD, December. Emperor Nero is ruling. The philosopher Seneca is writing a letter (num 18) to his friend Lucilius:

December est mensis
(It is the month of December)
cum maxime civitas sudat.
(when the city is in great sweat and hectic.)
Ius luxuriae publice datum est;
(The right to looseness has been officially given;)
ingenti apparatu sonant omnia […]
(everything resounds with mightily preparations  […])

The festival most loved by the peoples of the empire, the Saturnalia, has officially started. Excitement is growing everywhere.

The philosopher calmly sitting in his elegant tablinum is reflecting on what he and his friend should do, whether participate or not in the joy of the banquets.

Si te hic haberetur,
(If I had you here with me)
libenter tecum conferrem […]
(I should be glad to consult you […])
utrum nihil ex cotidiana consuetudine movendum,
(whether…

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Survivals of Roman Saturnalia in Christmas, New Year and Carnival? (1)

Man of Roma

Dafna asked me to write about the Roman Saturnalia, a festival in honour of Saturn.

“Inspired by Richard’s musing about Christmas – she said – I just discovered the term: ‘Beginning in the week leading up to the winter solstice and continuing for a full month, Saturnalia was a hedonistic time ….’ Sounds like fun.”

So here we are Dafna, although my mind is blurred by all this saturnalian revels, starting in Italy on Dec. 24 and ending with the Epiphany, Gen. 6.

Quite a long time isn’t it.

Ma poi ecco l’Epifania
che tutte le feste si porta via.

Saturn & the Golden Age

Saturn, the Roman god of seed and sowing, very ancient according to sources, had his temple built at the foot of the Capitoline hill. It housed a wooden (later ivory) statue of the god filled with oil, holding a scythe and whose feet bound…

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Why Taking Showers Can Be Good for Mental Health

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Man taking a shower. Click for attribution and to enlarge

While I was taking my shower at 8 this morning a simple truth suddenly hit me.

So after breakfast (fruits, honey, Soya milk and a very strong espresso) and after getting dressed (I usually dress very well when I need to pull myself together) I went into my library and searched for an old worn-out book, The Conquest of Happiness, London, George Allen & Unwin, 1930.

I read aloud the very well known passage I was looking for:

“One of the symptoms of approaching nervous breakdown is the belief that one’s work is terribly important, and that to take a holiday would bring all kinds of disaster”.

[Bertrand Russell, 1930]

Well, I won’t take a holiday because I’m having too much fun, but I’ll slow down a bit and start yoga.

Ferruccio Busoni. Mozart (and Classical) are no Simpleton Stuff (3)

Ferruccio Busoni (1866 – 1924) at 11 years old in Vienna. Via Wikimedia

We have talked about a concept, classicism, that can embrace for example the works of Horace, Raphael, Racine, Mozart, Goethe, Jane Austen and elements of British and American Georgian culture.

Mozart’s works – according to Ferruccio Busoni (an Italian-German pianist, composer & writer) – faced a curious indifference in 1917. He wrote in that year:

To the Wagnerian generation Don Giovanni’s text and music seem like simpleton stuff. “The baroque splendour – he continued – has made the world insensitive to the pure lines of the ancients.”

Mozart in 1780

Here’s a choice of Busoni’s earlier aphorisms on Mozart published in 1906 in Berlin’s Lokal Anzeiger. A good conclusion in our opinion to our series on ‘what is classical’.

“So denke Ich über Mozart”

So denke ich über Mozart:
Thus I think of Mozart:

Seine nie getrübte Schönheit irritiert.
His never-clouded beauty irritates.

Sein Formensinn ist fast außermenschlich.
His sense of form is nearly supernatural.

Einem Bildhauer-Meisterwerke gleich, ist seine Kunst – von jeder Seite gesehen – ein fertiges Bild.
Similar to a sculptor’s masterpiece, his art – seen from every side – is a finished picture.

Er hat den Instinkt des Tieres, sich seine Aufgabe – bis zur möglichsten Grenze, aber nicht darüber hinaus – seine Kräften entsprechend zu stellen.
He has the instinct of an animal, setting himself his tasks up to the utmost of his limits, but no further.

Er wagt nichts Tollkühnes.
He dares nothing venturous.

Er findet, ohne zu suchen, und sucht nicht, was unauffindbar wäre – vielleicht ihm unauffindbar wäre.
He finds without seeking and does not seek what would be unfindable–perhaps what would be unfindable to him.

Er besitzt außergewöhnlich reiche Mittel, aber er verausgabt sich nie.
He possess extraordinarily rich resources, but never uses them all.

Er kann sehr vieles sagen, aber er sagt nie zu viel.
He can say very much, but he never says too much.

Er ist leidenschaftlich, wahrt aber die ritterlichen Formen.
He is passionate, but preserves the chivalrous forms.

Seine Maße sind erstaunlich richtig, aber sie lassen sich messen und nachrechnen.
His measurements are surprisingly accurate, but they allow to be measured and calculated.

Er verfügt über Licht und Schatten; aber sein Licht schmerzt nicht, und seine Dunkelheit zeigt noch klare Umrisse.
He has light and darkness, but his light does not hurt, and his darkness still shows clear contours.

Er hat in der tragischen Situation noch einen Witz bereit – er vermag in der heitersten eine gelehrte Falte zu ziehen.
In a tragic situation he doesn’t lose his sense of humour – in the most cheerful he can insert an erudite word.

Er ist universell durch seine Behendigkeit.
He is universal through his spryness.

Er kann aus jeden Glase noch schöpfen, weil er eins nie bis zum Grunde ausgetrunken.
He can still drink something from every cup, since he never drank any to the bottom.

Ferruccio Busoni (April 1, 1866 – July 27, 1924). Click for credits

Sein Palast ist unermeßlich groß, aber er tritt niemals aus seinen Mauern. Durch dessen Fenster sieht er die Natur; der Fensterrahmen ist auch ihr Rahmen.
His palace is huge, but he never leaves its walls. Through its windows he sees nature; the windows frame is also nature’s frame.

Heiterkeit ist sein hervorstechender Zug: er überblümt selbst das Unangenehmste durch ein Lächeln.
Gaiety is his most distinct trait: even the most unpleasant he adorns with a smile.

Sein Lächeln ist nicht das eines Diplomaten oder Schauspielers, sondern das eines reinen Gemüts – und doch weltmännisch.
His smile is not that of a diplomat, or of an actor, but that of a pure heart – and yet worldly.

Wolfang Amadeus Mozart (aged 14) in Verona, Italy. Painting by Saverio dalla Rosa (1745–1821)

Sein Gemüt ist nicht rein aus Unkenntnis.
His soul is not pure out of ignorance.

Er ist nicht simpel geblieben und nicht raffiniert geworden.
He has not remained simple and has not become raffiné.

Er ist ein Freund der Ordnung: Wunder und Teufeleien wahren ihre 16 und 32 Takten.
He is a friend of order: miracles and devilries keep their 16 and 32 bars.

Er ist religiös, soweit Religion identisch ist mit Harmonie.
He is religious as long as religion is identical to harmony.

Das Architektonische ist seiner Kunst nächstverwandt.
Architecture is the art closest to his.

Ferruccio Busoni liked Italy but preferred Germany. He died in Berlin in 1924 and there he was interred in the Städtischen Friedhof III, Berlin-Schöneberg. Marlene Dietrich and, weirdly, Helmut Newton rest with him.

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Previous posts on ‘classic’ and ‘classical’:

Tapas, Cartizze and Ragù. What on Earth do we Mean by ‘Classic’? (1)

Ragù, Chianti (and Grappa.) Is ‘Classic’ Just a Trick by Goddess Fortune? (2)

See also:

How Can Japanese Little Girls Play European Classical Music Perfectly?

And the second half of:

Music, Politics and History

Ragù, Chianti (and Grappa.) Is ‘Classic’ Just a Trick by Goddess Fortune? (2)

Spaghettoni alla chitarra e ragù. Wikimedia. Click for credits

After aperitivo at the bar the conversation continues to unwind at our home while we consume a simple dinner made of spaghettoni al ragù, cheese with a side dish of boiled vegetables, all washed down with Chianti and some Grappa as digestivo.

Classicus and King Servius Tullius

Servius Tullius

Servius Tullius, 6th Roman King. Image via Wikipedia

Extropian: “In my Calonghi Latin dictionary classis means both ‘fleet’ and ‘social class’; classicus is both a ‘sailor’ and ‘a member of the first Servian class of citizens’, out of the five tax classes set up by the Roman King Servius Tullius.

So why do we say today that Herman Melville is a classic and that Dan Brown (or our Giorgio Faletti) will probably never be?”

Giorgio: “It implies some timeless worth, it is known. Less known perhaps the origin of the notion. In the 2nd century CE Aulus Gellius, a Roman grammarian, [see image below] in his Noctes Atticae (Attic nights) – I just found out – was the first to mean by classicus ‘a writer of the first Servian class’ (classicus scriptor). He was the first to connect via a metaphor 1) literary and 2) social excellence. Classicus to him was a first-class & exemplary writer.

English: Frontispiece to the 1706 edition of A...

English: Frontispiece to the 1706 edition of Auli Gellii Noctium Atticarum (Aulus Gellius Attic Nights) libri xx. prout supersunt, quos ad libros Mss. novo et multo labore exegerunt, perpetuis notis et emendationibus illustrarunt Joannes Fridericus et Jacobus Gronovii. (Photo credit: Wikipedia)

Extropian: “Well, it somewhat reflected the elitism of antiquity.”

Flavia: “Yes, but I’d say excellence is excellence. Horace and Virgil were of humble background (Horace – read a reply to Sledpress on him – was even the son of a freed slave,) but were revered as excellent (and timeless) as soon as their works came out.”

Giorgio: “Horace himself refers to his Odes as timeless. But people didn’t call them classici. The new meaning didn’t immediately spread. In the 5th and 6th centuries CE authors such as Martianus Capella, Fulgentius and Boethius began to reconsider earlier pagan authors as models of style and thought, although again no use was made of the term classicus in the sense Gellius did.”

Extropian: “I see.”

Villa Rotonda, Veneto, Italy, by Andrea Palladio (1508 – 1580). Click for attribution

Classicus to Renaissance People

Giorgio: “And throughout the Middle Ages too we have the concept but not the word for it. Until we get to the Renaissance men, in 1400s-1500s CE.

In their Latin classicus refers again to something seen as timeless and as a standard of excellence: to the people of the Renaissance [see a Palladian villa above] the Greek and Roman past was THE classicus exemplary model in all fields.”

Mario: “In fact we still say ‘Classical Antiquity’. Of course the Renaissance is neoclassical ante litteram since it found inspiration in Antiquity and looked down upon the Middle Ages.

By the way, wasn’t the second half of the 18th century labelled as neoclassical?”

Rome and the Grand Tour

Goethe in the Roman countryside as painted in 1787 by his friend Tischbein. Click to enlarge

Flavia: “It was. Giorgio and I recently visited the exhibition Rome and Antiquity. Reality and vision in the 18th century.

At the end of the War of the Austrian Succession (1748) a long period of peace ensued in Europe. Winckelmann arrived in Rome in 1755. He there conceived his master-work History of Ancient Art (1764) which influenced the entire neoclassical attitude from that year onwards and basically blew the minds (to mention the Germans only) of people like Hölderlin, Goethe, Lessing, Herder, Heine, Nietzsche etc. The marriage and the tyranny of Greece over Germany started with him.”

Giorgio: Those were the days of the Grand Tour. People flocked to Italy and especially to Rome to study classical culture. Rome with all her statues etc. also became a huge workshop of copies purchased worldwide. Bartolomeo Cavaceppi was the best sculptor to make casts, copies and fakes.

Caffè Greco – 86, via Condotti -, possibly the oldest caffè in Rome, frequented by Goethe, Byron, Stendhal, Liszt, Keats, Mendelssohn etc. Click to enter the Caffè Greco web site

Cavaceppi’s studio was in via del Babbuino, close to Caffè Greco (opened in 1760, see above,) to via del Corso (where Goethe lived at num 18 between 1786 & 1788,) to Piazza di Spagna: all popular places among the expatriates of the time. Cavaceppi’s shop was a must-see. Goethe was there and Canova himself was greatly impressed by Cavaceppi’s atelier. Goethe bought a cast of the Juno Ludovisi [see the last big picture below] but I forgot from whom though.

Anton Raphael Mengs, Jacques-Louis David, the Scottish architect Robert Adam, Canova, Piranesi with his efforts to build a map of Ancient Rome: surely a great period for our city.”

[The exhibition catalog is now on the living room table. Grappa is unfortunately served. Art and Bacchus are a perfect match since Homer, what did you think …]

Giorgio: “Last (but least) Italians played the guitar quite a lot during the 18th c. before the Spanish took over. I am studying Mauro Giuliani and Ferdinando Carulli who composed delightful classical pieces for this instrument, mixing sober taste (Giuliani) or brilliant grace (Carulli) with rationality.”

Jeu des dames, by Louis-Léopold Boilly (1761–1845). Click to enlarge. Elegance, sobriety, classical décor and Hellenic attire (and face features) of the women

Extropian (reading the catalog): “New archaeological discoveries fuelled the Roman and Greek frenzy. A great number of statues and mosaics were unearthed and reproduced. Décor and clothes were created in the neoclassical style in Europe and in the New World. Also Nero’s Domus Aurea wall paintings – at that time thought to belong to Titus’ thermae – were reproduced on mansions, on decorative furniture etc.

[Hope you can reach this great 3d reconstruction of Roman Emperor Nero’s Domus Aurea (see another movie below too:) you’ll think you are in a 18th century rich palace!]

The spirit of the Ancients and of the Enlightenment (Age of reason) splendidly matched. Classical triumphed and influenced the French and American Revolutions.”

Roman Emperor Nero’s Domus Aurea fresco. 1rst century CE

Classicism as a Concept. Mere Chance?

Extropian: “Classic, more generic for valuable, is related to classical … Wait a minute. Such fundamental concept going back to this Aulus Gellius, an almost unknown, second-rate Roman writer? Something is wrong here.”

Giorgio: “Weird in fact. I now read in Google what Ernst Robert Curtius observed (in his European Literature and the Latin Middle Ages):

What would modern aesthetics have done for a single general concept that could embrace Raphael, Racine, Mozart, and Goethe, if Gellius never lived?

Extropian: “Or if Servius Tullius didn’t divide Rome into 5 classes! I wonder whether we know the exact connection Gellius-Renaissance, but certainly goddess Fortune plays her tricks when making ideas successful or not, as Curtius also suggests.”

A cast of Juno Ludovisi (ie Antonia minor, Mark Antony’s daughter), similar to the one bought by Goethe. Antonia became a model of junoesque, imposing beauty

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Grappa is making all blurred at this point.

That is, we have traced some origins but couldn’t define that general concept that can embrace Horace, Mozart, Mauro Giuliani, Haydn, Raphael, Schubert, Pindar, Canova, Racine, Goethe, Jane Austen and many elements of British and American Georgian culture.

A glass of Grappa

Grappa. Click for attribution

Next time Ferruccio Dante Michelangelo Busoni‘s aphorisms (big name, I know) on Mozart might help us hopefully.

Busoni’s aphorisms are in German since Busoni was Italian & somewhat German too [following Philippe’s advice we try to expand language variety in this blog.]

See you then.

A vase made for the foreign market. Italians found it too rich.

Tapas, Cartizze and Ragù. What on Earth do we Mean by ‘Classic’? (1)

Late evening in a cozy bar of our rione where we wash down Spanish tapas with Cartizze Prosecco.

Our before-dinner aperitivo, once in a while.

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Mario: “You recently wondered how come far eastern little girls, hence culturally ‘alien’ in some way, can perfectly play European ‘classical music’ (in the narrow sense.) You also added that such music (from 1750 to 1830 roughly) originated in that crossroads between Germania and Italia, once the ancient frontier or limes of the Roman Empire which separated the Roman from the non Roman.”

Flavia: “Your associations are bizarre.”

Giorgio: “Allow me to be bizarre at least in my blog amore.”

Extropian: “I remember you saying at the end of a post on music that Mozart who came from that area perfectly combined Italian taste with German knowledge.”

Giorgio: “Yes, a perfect fruit of that cross-way region, although Schubert shouldn’t be ignored either.”

[A classic lied by Schubert I owe to Sledpress]

Giorgio: “Incidentally Flavia, I’m struggling both with Mauro Giuliani (on my guitar) and with the Latin poet Horace. I do feel they have something in common.”

Flavia: “Despite the big difference in greatness and time? Ti stai rintronando il cervello?” 🙂

What do We Mean

Mario: “Now the problem arises: what the hell do we mean by classic? Entire generations of students have been plagued by this aesthetic notion.”

Giorgio: “You know I don’t like clear definitions. That’s what dictionaries are for, not blogs (not mine in any case.)”

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We leave the bar. Roma may not be Canada, but winters get damn cold here too sometimes.

 

Oil painting of Franz Schubert, after an 1825 ...

Franz Schubert. Image via Wikipedia