Giulio Cesare conquista la Gallia. E l’Europa nord-occidentale ‘abbraccia’ la civiltà greco-romana (1)

Statue of Vercingetorix in Burgundy

Monumento ottocentesco a Vercingetorige (Aimé Millet) vicino a Alise-Sainte-Reine, Borgogna, Francia. © T. Clarté. Click for credits

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Come sarebbe oggi il mondo senza Giulio Cesare e senza il varco che egli aprì per i greco-romani verso l’Europa occidentale e settentrionale?

Analogamente, come sarebbe oggi il mondo senza Colombo, Cortés e Pizarro, senza gli insediamenti europei nel Nord e Sud America (e altrove)?

Conquista militare e culturale

Entrambi gli esempi hanno in comune il fenomeno della conquista militare e culturale. Nel primo caso abbiamo l’espansione della civiltà greco romana nell’Europa centrale e settentrionale. Nel secondo l’espansione della civiltà europea nelle due Americhe.

Entrambi gli eventi storici hanno comportato costi umani elevatissimi tra le popolazioni sottomesse e la tragica estinzione di numerose culture.

Dying Gaul. Musei Capitolini, Rome

Gallo morente (più precisamente un gallo o galata della Galazia, chiamata ‘la Gallia dell’est’). Musei Capitolini, Roma. Click for credits

Figura controversa

Quanto a Giulio Cesare, poiché questo è un blog su Roma, ci troviamo di fronte a una figura senza dubbio controversa.

Un carnefice che vide nella Gallia solo l’arena per prepararsi all’imminente guerra civile, un imperialista sia pure con un grande disegno, un genio mosso da ‘necessità storica’ (se una cosa del genere ha un senso) … si potrebbero scrivere interi libri sull’argomento (e che difatti sono stati scritti).

Varco a nord e a ovest

Considerata oggi non vi è dubbio che la conquista della Gallia (vasta e fertile zona riccamente popolata, corrispondente alla moderna Francia, al Belgio, alle terre tedesche a ovest del Reno, all’Olanda meridionale e a gran parte della Svizzera) realizzata da Giulio Cesare dal 58 a.C. al 50 a.C. abbia creato un notevole ampliamento dell’orizzonte storico del Mediterraneo.

Caesar added areas of West and North Europe to the Roman world

Estensione romana nel 40 a.C. (Wikipedia). Dal 58 al 50 a.C. regioni dell’ovest e del nord Europa vennere aggiunte da Cesare al dominio di Roma

Attraverso quel ‘passaggio’ aperto da Cesare un numero molto elevato di popoli (celtici, germanici, del mare del Nord e successivamente del Baltico) abbracceranno gradualmente la civiltà greco-romana fino a formare con essa un corpo unico anche se con anime diverse, un’apertura il cui effetto durevole andrà oltre lo spostamento del baricentro dal Mediterraneo verso il Nord Europa e poi oltre Atlantico.

“L’opera di Cesare”

Lo storico tedesco Theodor Mommsen (1817-1903), capofila degli estimatori del generale romano, così scrisse nella sua monumentale Storia di Roma che gli valse il premio Nobel nel 1902 (VII, 6, Principi dello sviluppo romano):

“Ciò che riuscì successivamente a fare il gotico Teodorico [più di 5 secoli dopo, MoR] poco mancò che già non lo facesse il germanico Ariovisto“, sconfitto da Cesare.

[Mommsen si riferisce ad Ariovisto, leader germanico degli Svevi e di altre tribù, che, penetrato nella Gallia attraverso il Reno, aveva sottomesso numerose tribù galliche a partire dal 60 a.C. Lo stesso Cesare giustificò la sua conquista come guerra preventiva]

“Se ciò fosse successo, lo nostra civiltà [germanica, nordica, MoR] si troverebbe di fronte alla civiltà romano-greca difficilmente in rapporti più intimi di quello che lo sia con la civiltà assira e indiana.

E’ opera di Cesare dunque se, dalla passata grandezza della Grecia e dell’Italia, un ponte conduce all’edificio più vasto della moderna storia del mondo, se l’Europa occidentale s’è fatta romana, se l’Europa germanica è divenuta classica; se i nomi di Temistocle e di Scipione mandano alle nostre orecchie un suono diverso da quelli di Asoka e di Salmanassar, se Omero e Sofocle non si limitano, come fanno i Veda e i Kalidasa, ad attirare il dotto botanico, ma fioriscono per noi nel nostro giardino”.

Gaius Julius Caesar, Art History Museum, Vienna, Austria

Busto di Cesare, Kunsthistorisches Museum, Vienna, Austria

Ora, nessuno storico è imparziale, riflettendo il tempo e luogo in cui è vissuto (oltre che le proprie scelte personali).

Mommsen era un liberale tedesco dell’Ottocento, intriso di cultura classica, che detestava gli Junker prussiani (nobiltà terriera conservatrice e spina dorsale dell’esercito tedesco) ed era in sintonia con la lotta di Cesare contro l’oligarchia senatoria, il che può averne influenzato il giudizio sul generale romano.

Nei prossimi post indagheremo un poco su motivazioni e conseguenze delle azioni di Cesare considerando le parole sia di ammiratori che di detrattori.

Senso di perdita

Tra questi ultimi, Goethe parlò di ripugnanza per i trionfi di Cesare; Camille Jullian, il maggiore storico francese della Gallia e capofila di chi lamenta la spoliazione della cultura gallica, sostenne che i Galli, prima di essere sottomessi, stavano per unirsi in qualcosa di superiore alle tribù sparse in competizione l’una con l’altra.

Il dolore per la perdita di una civiltà che non ha potuto esprimersi è bene espresso da Olbodala, commentatore francese (o belga?) del nostro blog:

“Certain(e)s d’entre nous (et je fais parti du lot) reprochent à l’Italie son passé belliqueux, et ce que leurs ancêtres Romains ont fait aux nôtres (Celtes et Germains).

Les Romains ont détruit notre culture (celtique et germanique) et civilisation, et l’on remplacé par la leur (greco-latine).

C’est un drame d’avoir une apparence physique celtique et germanique, mais d’avoir une langue et une culture incompatible avec nos origines septentrionales.”

Ceremonial Celtic Helmet from III century BC Gaul

Elmo cerimoniale gallico del III secolo a.C. Wikipedia. Click for credits

“Alcuni di noi (e io sono tra essi) biasimano il passato bellicoso dell’Italia e ciò che i vostri antenati romani hanno fatto ai nostri (celti e germani).

I romani hanno distrutto la nostra cultura (celtica e germanica) e civiltà, e l’hanno sostituita con la loro (greca e latina).

E’ una tragedia avere un aspetto celtico e germanico ma una lingua e una cultura incompatibili con le nostre origini settentrionali”.

ψ

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Nato a Roma il 1-11-1948

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