Tunisi, il porto della Goulette e un vecchio tassista dalla barba bianca

Porto de La Goulette a Tunisi. Wikipedia file

[See the English translation of this post]

Si diceva qui di come la globalizzazione abbia avuto effetti anche contrari, di riscoperta delle varie identità culturali. Lasciatemi esplorare un poco questo tema.

Le bon père dalla barba bianca

Sono stato in Tunisia per lavoro al tempo in cui stava preparandosi la campagna elettorale per la seconda rielezione di Gorge W. Bush. Giravo spesso con un tassista di Tunisi, un bel vecchio dalla barba bianca, con cui parlavo di tante cose, di politica, di cultura. Mi aiutava ad esplorare bene la città perché ne conosceva ogni vicolo, ogni aspetto.

Mi portava quasi sempre a La Goulette a mangiare, il porto principale di Tunisi (nella foto in alto una veduta d’insieme) dove molti italiani emigrarono nel 1700-1800 ancor prima di recarsi in America.

Una zona del porto si chiama infatti la Petite Sicile. Là mi godevo il pesce fresco che i pescherecci portavano fin quasi ai ristoranti sulla riva.

Ah quel vie, quelle poésie, la francophonie sur la mer de Carthage, la cuisine locale, les vins, le délicieux poisson!

(I miei commensali erano tunisini e italiani e si parlava sempre in francese. Ricordi indimenticabili)

Via di accesso al quartiere de La Goulette. Click for credits and to enlarge

Una volta mentre il vecchio mi stava al solito portando alla Goulette gli dissi:

“Stai a vedere che Bush ha già catturato Bin Laden e lo tirerà fuori all’ultimo momento come un coniglio dal cilindro così che la sua vittoria alle prossime elezioni sarà schiacciante”.

“Sono troppo intelligenti per cadere in trappole del genere” rispose il vecchio con occhi scintillanti.

Tunisi. Minareto della grande moschea. Click for attribution

La risposta, data così, con occhi sognanti, da questo vecchio buono e caro, che tutti chiamavano le père per la sua saggezza appunto e che condannava fermamente il terrorismo, mi lasciò perplesso. Lasciai cadere l’argomento (e forse feci male).

Se tocca il cuore anche di un vecchio così, pensai in seguito, è facile immaginare cosa può aver significato l’11 settembre per migliaia di giovani: un incendio, una vampata di ritrovato orgoglio pan musulmano, che li ha travolti e spinti (e purtroppo in parte ancora oggi li spinge) a dare la vita imitando gli “eroi” delle Torri gemelle che si erano immolati in modo così folle, spietato ma anche enormemente spettacolare nel nome di Allah, del suo profeta e della civiltà che essi rappresentano.

L’orgoglio ritrovato e il terrorismo

Fino all’11 settembre gli islamici le avevano sempre buscate da tutti, la guerra persa in soli 6 giorni dal venerato leader egiziano Nasser, l’Occidente che ha sempre cercato di controllare le loro risorse energetiche, la creazione di Israele sempre a fini di controllo dell’energia e come paladino dell’Occidente ecc.

Quando vi furono le bombe di Londra, il 7 luglio 2005, molti furono sorpresi. Come è possibile che dei ragazzi poco più che adolescenti e con la faccia pulita si siano fatti esplodere come kamikaze uccidendo decine di passanti indifesi? Non erano i terroristi degli assassini assetati di sangue?

Domande che mostrano una certa incomprensione dell’animo umano, della fede (fondamentalista) e di che cosa abbia potuto significare la rivoluzione islamica per i musulmani e soprattutto per i giovani musulmani, dall’epoca di Khomeini in poi.

ψ

Una cultura forte ma anche umiliata, quella islamica, che resiste alla globalizzazione, anche se purtroppo quando reagisce con il terrorismo lo fa in maniera completamente sbagliata creando solo odio, diffidenza (e isolamento) intorno a sé.

I tunisini però (e non solo) sono brava gente, moderati, amici dell’Italia e dell’Occidente. E molte tra essi le voci autocritiche:

Ouvrir les yeux sur soi et sur l’Occident suppose que le monde musulman cesse de se poser en perpétuelle victime. “C’est toujours la faute de l’autre, note Mohamed Charfi : le colonisateur, l’impérialisme, le système financier international, le FMI, la Banque mondiale. Quand amorcera-t-on l’autocritique qui permettra un diagnostic lucide de nos échecs ?”

ψ

Per chi vuole saperne di più:

Pain in the Heart

Mare Nostrum, Patriarchy, Omertà. 2

About manofroma

Nato a Roma il 1-11-1948

11 responses »

  1. How interesting that you find the need to return to Italian! This post brings a new perspective to the problem of 9/11

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  2. This time around I had to Google it. Your taxi driver was a good and sensible man. It does give another perspective, as Rosaria has posted, to 9/11, when you look at it from the “other’s” perspective. It was indeed as devastating, if not more, to the Arabs and Muslims than to the USAers.
    In the U.S. it was one hit and run. For them, it is still ongoing and they have been trampled for the last 9 years and have lost much more than 3000 lives, mostly civilians.
    He who sows the wind reaps the tempest.

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    • “….For them, it is still ongoing and they have been trampled for the last 9 years and have lost much more than 3000 lives, mostly civilians…..”

      It’s much more than 3000 lives – perhaps as many as *one million lives*.

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    • @Paul

      Sì Paul, the other’s perspective, not always easy but worth trying hard to get into, we all are human beings.

      I guess though they have been trampled for much longer than 9 years. Historical perspective can as usual provide some answers about human motives.

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      • I agree I should have been more specific about duration of Arab trampling and number of lives lost.
        I’ll never forget a comment I heard from an European some 40 years ago. He said:”The only thing an Arab understands is a kick in the ass”. It struck me as racist and downright patronizing. Things have not changed much, I guess but now it’s drone launched guide missiles up his nose.

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        • Paul, there are Europeans and there are Europeans. And Americans are no better. This is a clash of civilizations, one of the most moronic things ever. With the West always trying to take advantage, a supremacy that will not last long though.

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  3. @Philippe

    I guess Paul mistyped or something.

    A realist and well balanced article Philippe. Stephen M. Walt while considering the necessities of realpolitik stigmatises the horrible figures of 100 Muslim fatalities for every American lost. I always got angry when I heard about American casualties only (not the Muslims’) on the news.

    And that British journalist, dry as only Britons can be: “If the United States wants to improve its image in the Islamic world it should stop killing Muslims.”

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  4. Pingback: Picture of the Day- June 6, 2014 | Man of Roma

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